Intorno al mondo con Dicky - Poliziotti, massacri e cambiamenti sociali
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a cura di Ricardo Preve
POLIZIOTTI, MASSACRI, E CAMBIAMENTI SOCIALI
La società americana ad un crocevia fatale
Il verdetto di condanna dell’ex poliziotto Derek Chauvin per l’assassinio di George Floyd in Minnesota negli USA può essere visto come il finale di una storia, o il principio di un nuovo racconto. O ancora come l’intersecarsi di correnti sociali risultanti in un vortice che può scendere, o salire, in conseguenza delle decisioni politiche che saranno adottate nel futuro.
Per capire come siamo messi qui in negli Stati uniti, torno indietro a una mattina di sole di tarda estate di qualche anno fa, quando mi trovavo per lavoro con un collega in un albergo nei sobborghi di Atlanta (Georgia). Avevamo finito di fare la prima colazione, e ci preparavamo per una riunione con un banchiere per la tarda mattinata, nel centro della città. Ovviamente di persona, all’epoca zoom era una tecnica fotografica.
Nel ristorante dell’albergo qualcuno aveva lasciato accesa la televisione e si sentiva il telegiornale, ma noi ci facevamo poco caso. Sinché non vidi la prima delle torri gemelle esplodere in fiamme, e tutto si fermò intorno a quel momento. Era l’11 settembre 2001 e ricordo che ci misi parecchi giorni a ritornare in Virginia: ero venuto ad Atlanta in aereo, e non c’erano ne voli, né macchine a noleggio disponibili.
Come tanti altri residenti in America, iniziai a nutrire un paio di forti sentimenti verso due gruppi molto diversi di persone: ammirazione per poliziotti, vigili del fuoco, e personale del pronto soccorso; e un odio verso i terroristi stranieri che avevano trucidato più di 3.000 civili innocenti.
Sebbene con il passare del tempo io abbia mutato queste convinzioni, non ho dubbi che da quel giorno in America moltissimi iniziarono a vedere il loro mondo diviso fra quei nostrani in uniforme che ci difendevano, e quegli stranieri con un forte accento, poche prassi di igiene personale, e un turbante sulla testa che invece volevano ucciderci.
Le conseguenze pratiche di questa nuova percezione della realtà nella società americana, a mio parere, furono due.
Da una parte, mentre nell’ultimo quarto del secolo XX era stato abbastanza di moda criticare i militari e le autorità americane (atteggiamento che credo fosse originato dagli esiti disastrosi della guerra in Vietnam), l’inizio del secolo XXI vide sorgere negli USA un senso di riverenza verso la polizia e le forze armate che non si riscontrava da decenni. Poliziotti e soldati cominciarono ad essere acclamati come eroi: sarebbe stato impensabile indagare su qualsiasi loro comportamento. Farlo sarebbe stato considerato come un vero tradimento, ed un atteggiamento inaccettabile per i “patrioti”.
Dall’altra, fu quasi una delusione quando le previste armate di mussulmani con le daghe fra i denti che si pensava sarebbero approdati sulle spiagge della California o del New Jersey in realtà non si materializzarono. Bisognava trovare urgentemente un nemico per riscaldare lo spirito patriottico che veniva comodo a tanti politici di destra. E fu qui che, soprattutto per la società bianca, i neri, i Latini, gli immigranti, le lesbiche e i gay, insomma… tutti quelli che non parevano “patrioti” cominciarono ad essere presi di mira, e soggetti alle più crudeli sevizie e violenze.
Proprio come il nazismo e il fascismo propiziavano l’unità nazionale in nome di una razza pura e superiore per le sue supposte qualità umane, superiorità che sentivano minacciata dai numeri e dai cambiamenti demografici, gli elementi più reazionari del partito Repubblicano indurirono le loro posizioni politiche per tracciare una riga nella sabbia e dire “Se non sei uno di noi, sei uno di loro e non ti vogliamo in giro.”
I veicoli per implementare questa politica che a volte viene definita “nativista” furono appunto i militari e la polizia. Subito dopo l’11 settembre, i B-52 americani si fecero vivi nei cieli dell’Afghanistan e cominciarono a bombardare quel paese. Ma i terroristi che presero parte degli attentati del 11 settembre non erano afghani: 15 su 19 fra essi venivano dall’Arabia Saudita, mentre gli altri erano di Emirati Arabi Uniti, Libano ed Egitto. Ciò poco contava: era necessario assegnare degli obbiettivi ai nostri “eroi”, e poi sappiamo che in fondo “tutti i mussulmani sono la stessa cosa”.
Sul fronte interno, i poliziotti furono visti dai bianchi della classe medio-alta, residenti nei sobborghi delle grandi citta, come i difensori del loro stile di vita. A loro era sufficiente che la polizia allontanasse i “diversi” che gironzolavano nei loro quartieri, in pratica razzialmente segregati. E per quelli che si resistevano, un arresto (anche ingiustificato) non veniva male. E se poi ci scappava ogni tanto il morto… tanto meglio, un utile deterrente.
Ma questo fronte compatto nei confronti delle supposte incursioni degli americani di colore sui privilegi della classe bianca, che ricordano lo scenario sudafricano o rodesiano degli anni dell’apartheid, ha cominciato a sgretolarsi per un paio di motivi.
La democrazia negli USA, espressa nel concetto di “una persona = un voto”, funziona. E presto i cambiamenti demografici hanno cominciato a farsi sentire nelle elezioni americane: basta vedere il sorprendente risultato delle elezioni speciali del Georgia del 5 gennaio, nelle quali due senatori Repubblicani bianchi sono stati sconfitti da un pastore nero e da un documentarista ebreo.
E infine la tecnologia ci ha messo del suo, fortunatamente, per arginare gli abusi più severi: i cellulari, Instagram, i video di WhatsApp, e le bodycam che i poliziotti devono indossare, e mantenere accese, hanno fatto la loro apparizione sui media, ad impedire che gli abusi della polizia rimangano impuniti.
Di fronte a questa nuova realtà, e con la minaccia di perdere il loro status di élite, l’ala più dura della società anglosassone protestante fa ricorso alla violenza: incoraggiati da Trump che li incita a difendere il loro diritto di portate armi, alcuni “lupi solitari” non attendono ulteriori sviluppi e si danno da fare subito, acquistando facilmente (e legalmente) potenti armi con le quali uccidere “gli altri”: quelli che una mattina di tarda estate di 20 anni fa attaccarono la “loro” America, e che, per come la vedono loro, sono ancora in giro, sempre più numerosi, e vanno controllati a tutti i costi.
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