Intorno al mondo con Dicky - L'uso del colore ne La grande bellezza
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a cura di Ricardo Preve
L'USO DEL COLORE NEL FILM
“La Grande Bellezza”
Esiste un punto di convergenza artistica ed intellettuale di grande importanza in tutti i film: quello che accade nella testa - e negli occhi - di regista, direttore della fotografia, e sceneggiatore. È necessario che queste tre figure si trovino in sintonia su tanti elementi perché un progetto vada a buon fine. Uno di questi è l’uso del colore.
Il cinema è luce. Dopotutto, il termine “fotografia” (per i singoli fotogrammi che compongono un film, visti a ragione di incirca 24 al secondo) viene dal greco “φωτός” (luce) e “γραϕία” (scrittura) – scrivere con la luce. E la luce ha colore: sia in quanto mescola di tutti i colori, come la luce bianca, sia che si tratti di uno solo fra essi.
Qualche anno fa ho scoperto un libro che mi ha aiutato molto nel mio lavoro. Scritto da una professoressa alla Scuola di Arti Visive a New York, Patti Bellantoni, il libro riassume molti anni di studio sugli effetti nello spettatore dell’uso del colore nei film. Traducendolo in italiano più o meno il suo titolo suona come “Se è porpora, qualcuno morirà”; sottotitolo “Il potere del colore nel racconto visivo”.
Non sarebbe possibile riassumere qui i molti insegnamenti che mi ha trasmesso questo libro, a parte l'ovvio assunto che i colori sono fondamentali nel cinema (come in molti altri ambiti). Vale la pena menzionare però che il titolo si collega al fatto che il colore viola è associato alla trasformazione e all'aldilà: ad esempio in “Gladiator” (2000, di Ridley Scott) il personaggio di Marco Aurelio, recitato dall’attore Richard Harris, guarda il massacro dei barbari perpetrato dalle sue legioni indossando la porpora imperiale, e presto morirà anche lui.
Il cinema è luce. Dopotutto, il termine “fotografia” (per i singoli fotogrammi che compongono un film, visti a ragione di incirca 24 al secondo) viene dal greco “φωτός” (luce) e “γραϕία” (scrittura) – scrivere con la luce. E la luce ha colore: sia in quanto mescola di tutti i colori, come la luce bianca, sia che si tratti di uno solo fra essi.
Qualche anno fa ho scoperto un libro che mi ha aiutato molto nel mio lavoro. Scritto da una professoressa alla Scuola di Arti Visive a New York, Patti Bellantoni, il libro riassume molti anni di studio sugli effetti nello spettatore dell’uso del colore nei film. Traducendolo in italiano più o meno il suo titolo suona come “Se è porpora, qualcuno morirà”; sottotitolo “Il potere del colore nel racconto visivo”.
Non sarebbe possibile riassumere qui i molti insegnamenti che mi ha trasmesso questo libro, a parte l'ovvio assunto che i colori sono fondamentali nel cinema (come in molti altri ambiti). Vale la pena menzionare però che il titolo si collega al fatto che il colore viola è associato alla trasformazione e all'aldilà: ad esempio in “Gladiator” (2000, di Ridley Scott) il personaggio di Marco Aurelio, recitato dall’attore Richard Harris, guarda il massacro dei barbari perpetrato dalle sue legioni indossando la porpora imperiale, e presto morirà anche lui.
Preferisco piuttosto fare riferimento a un film che probabilmente molti di voi avrete visto: “La Grande Bellezza” (2013) di Paolo Sorrentino.
Vi propongo di fare un'escursione attraverso alcune scene del film per esaminare come i tre personaggi menzionati all’inizio di questo articolo (Sorrentino nel ruolo regista, Luca Bigazzi in quello direttore della fotografia, e Stefania Cella, in quello di scenografa ) abbiano deciso di usare i colori per raccontare questa storia.
Guardiamo come è vestito nel film l’attore Toni Servillo (che recita il protagonista Jeb Gambardella). Il suo personaggio sembra qualcuno che è un po’ trascinato dal tempo, e dagli eventi. Jeb non è un uomo potente, ma piuttosto un osservatore. E, in genere, gli osservatori vestono colori chiari, sbiaditi, pastelli. Ecco qui una esemplificazione dei vari capi che indossa nel film.
Vi propongo di fare un'escursione attraverso alcune scene del film per esaminare come i tre personaggi menzionati all’inizio di questo articolo (Sorrentino nel ruolo regista, Luca Bigazzi in quello direttore della fotografia, e Stefania Cella, in quello di scenografa ) abbiano deciso di usare i colori per raccontare questa storia.
Guardiamo come è vestito nel film l’attore Toni Servillo (che recita il protagonista Jeb Gambardella). Il suo personaggio sembra qualcuno che è un po’ trascinato dal tempo, e dagli eventi. Jeb non è un uomo potente, ma piuttosto un osservatore. E, in genere, gli osservatori vestono colori chiari, sbiaditi, pastelli. Ecco qui una esemplificazione dei vari capi che indossa nel film.
È interessante anche paragonare i costumi di Jeb con quelli di altri ben noti personaggi del cinema quale ad esempio Dorothy nel “Mago di Oz” (1939, vari registi). Interpretata da Judy Garland, anche Dorothy più che decidere cosa succede nel film, può solo osservare gli avvenimenti. E, non a caso, durante la maggior parte del film indossa un vestito a quadretti celesti e bianchi, colori miti che riflettono la sua impotenza.
E guarda caso, è anche uno dei colori di Jeb Gambardella in “La Grande Bellezza”.
E guarda caso, è anche uno dei colori di Jeb Gambardella in “La Grande Bellezza”.
Vediamo adesso il contrasto con personaggi “forti”, come alcune delle donne che appaiono nel film.
La seducente Isabella Ferrari, nel ruolo di Orietta, si porta a letto Jeb, e indossa quasi esclusivamente il rosso. Ovviamente, il rosso è associato all’amore, al sesso, e al potere. Tutte le donne che hanno un ruolo seduttivo nel cinema indossano il rosso. Un altro esempio potrebbe essere quello di Anita Kravos col suo personaggio di Talia Concept (che si suppone faccia l’amore 11 volte al giorno con il fidanzato.)
Le uniche due occasioni in cui vediamo Jeb abbandonare il suo pacato ruolo di spettatore ed assumere un comportamento deciso e assertivo, egli indossa colori forti.
Così quando molto eloquentemente “distrugge” il personaggio di Stefania (Galatea Ranzi), lo fa indossando una giacca di un colore rosso scuro.
La seducente Isabella Ferrari, nel ruolo di Orietta, si porta a letto Jeb, e indossa quasi esclusivamente il rosso. Ovviamente, il rosso è associato all’amore, al sesso, e al potere. Tutte le donne che hanno un ruolo seduttivo nel cinema indossano il rosso. Un altro esempio potrebbe essere quello di Anita Kravos col suo personaggio di Talia Concept (che si suppone faccia l’amore 11 volte al giorno con il fidanzato.)
Le uniche due occasioni in cui vediamo Jeb abbandonare il suo pacato ruolo di spettatore ed assumere un comportamento deciso e assertivo, egli indossa colori forti.
Così quando molto eloquentemente “distrugge” il personaggio di Stefania (Galatea Ranzi), lo fa indossando una giacca di un colore rosso scuro.
E di nuovo quando parla del comportamento da tenere ad un funerale: qui Jeb è sicuro di sé stesso, fiducioso. Ed indossa una giacca di colore giallo, colore che le ricerche di Bellantoni hanno indicato come colore dei contrari, dei fuori serie, di quelli che spiccano visivamente (e per questo usato nei cartelli stradali).
Finalmente, chiudo questa analisi del colore in uno dei miei film favoriti chiedendovi di considerare cosa succede quando Jeb ha bisogno di conforto. Quando chi parla gli dimostra affetto senza pretendere nulla in cambio. È il caso della domestica, che è sempre li ad ascoltarlo quando Jeb arriva a casa dopo una notte di festa, ed è l’unica che lo prega di non bere troppo. Nelle scene in cui Jeb e questa donna (chiaramente un’immigrante) hanno le loro affettuose conversazioni in cucina, siamo circondati dal colore arancione. Ed è cosi evidente l'intenzione di Sorrentino e dei colleghi di farci “vedere” questo arancione, che addirittura piazzano una spremiagrumi neL primo piano Dell’inquadratura. La ricerca di Bellantoni ha chiaramente stabilito che il colore arancione suscita negli spettatori un sentimento che è una via di mezzo fra la dolcezza e la tristezza. Un po’ come in tutto il film, e come certamente vuole trasmettere questa scena.
Sebbene per motivi di spazio io non possa raccontare ancora tante cose sull’uso del colore in questa meravigliosa opera d’arte (vincitore dell’Oscar nel 2014), spero per lo meno di avervi spronato ad una più acuta attenzione all’uso del colore nei film.
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recensioni
Giorgio
31 Mag 2021
Sempre molto interessante ciò che scrivi. Ho visto solo ora (colpevolmente tardivo) “La Grande Bellezza” e condivido tutto ciò che racconti!
Grazie!
Grazie!
mario
03 Apr 2021
Davvero illuminante questa "lezione" sul colore. Corro a comprare il libro della Bellantoni
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