Le vostre opinioni su LA STANZA DI GIOVANNI
I LIBRI CHE ABBIAMO LETTO
Proposto da Paola, che ce ne ha parlato così:
Si tratta del mio primo incontro con James Baldwin, ed è stato folgorante: la scrittura è cristallina, il potere evocativo della Parigi degli anni 50 e di certi ambienti marginali, l introspezione psicologica, la lucidità ed asciuttezza con cui vengono trattati temi anche molto scabrosi, sono stupefacenti. Il romanzo si rivela un potentissimo apologo su come le convenzioni sociali possano distruggere le vite, e di quanto coraggio ci voglia per andare contro corrente.
9 recensioni
Clelia
08 Ott 2025
Libro buio, rischiarato a tratti dalla incomprensibilmente gaia presenza di Hella. La ghigliottina getta la sua ombra su tutto il romanzo, e anche oltre, nel farmi rendere conto che nel 1977 noi c’eravamo, mentre a Marsiglia veniva ghigliottinato Hamida Djandoubi (ultima esecuzione capitale in Francia). Sono rimasta agghiacciata dal balzo di quasi due secoli con cui la ghigliottina della rivoluzione francese si è parata al mio fianco di diciassettenne. Sono fiera che in Italia la pena di morte sia stata abolita già nel 1889 (chiedo conferma ai giuristi del gruppo), purtroppo reintrodotta dal fascismo, e definitivamente abolita con la Costituzione 1948. E poi... vogliamo soffermarci su quanto è inadeguato lo stupido sapore di diminutivo della parola “ghigliottina” per una macchina che decapita le persone??
Claudia
04 Ott 2025
Il libro mi ha interessato, ma non è riuscito a coinvolgermi profondamente. Molte volte mi sono chiesta quale potesse essere l’inferno vissuto da un omosessuale anche solo pochi anni fa -ghetto, ipocrisia, vergogna, terrore- e quanto il superamento di questa condizione di emarginazione nelle nostre civiltà contemporanee sia un enorme progresso, a volte non sufficientemente apprezzato.
Si tratta quindi di una testimonianza importante che ha a che fare con la scoperta e l’accettazione della propria omosessualità, come può essere stata vissuta da un americano nella Parigi libera e spregiudicata degli anni 50. L’ambiente è cupo, equivoco, notturno, claustrofobico e la scrittura, pure certamente apprezzabile, non mi ha trasmesso tutte le emozioni che pretendeva di comunicare. Confesso che a tratti (specie nella parte centrale più significativa della relazione amorosa) la lettura mi ha annoiato.
Si tratta quindi di una testimonianza importante che ha a che fare con la scoperta e l’accettazione della propria omosessualità, come può essere stata vissuta da un americano nella Parigi libera e spregiudicata degli anni 50. L’ambiente è cupo, equivoco, notturno, claustrofobico e la scrittura, pure certamente apprezzabile, non mi ha trasmesso tutte le emozioni che pretendeva di comunicare. Confesso che a tratti (specie nella parte centrale più significativa della relazione amorosa) la lettura mi ha annoiato.
Irene
28 Set 2025
Purtroppo stavolta non riesco, per alcuni motivi, a fare la solita recensione, ma condivido al cento per cento l'opinione di Valeria, dando una stellina in meno
Iolanda
23 Set 2025
4 stelle per un libro intenso e ben scritto. La storia di David può secondo me essere la storia di tanti giovani che non sanno come accettare la propria omosessualità; un processo lento e doloroso, immagino, anche per chi lo vive nel nostro tempo, figuriamoci per chi negli anni 50 doveva confrontarsi con il puritanesimo ipocrita dell'essere per di più americano. Un libro che alterna, come dice Toibin nella postazione, descrizioni e riflessioni, luci e ombre, odio e amore, felicità e dolore. David riesce a dare tanta gioia e altrettanta cattiveria, il disgusto verso se stesso si proietta verso gli altri e verso i luoghi fisici in cui vive: i bar, le strade, le case e soprattutto la stanza di Giovanni. Una tristezza di fondo permea tutta la storia, perché alla fine nessuno trova la propria collocazione nel mondo.
Alcune pagine sono molto poetiche, altre asciutte e tese. Parigi bellissima e decadente, accogliente e respingente. Insomma, un libro dai tanti elementi messi insieme con grande armonia.
Alcune pagine sono molto poetiche, altre asciutte e tese. Parigi bellissima e decadente, accogliente e respingente. Insomma, un libro dai tanti elementi messi insieme con grande armonia.
Patrizia
09 Set 2025
Ho voluto rileggere questo romanzo che ho tanto amato nella mia giovinezza, quando ardevo per capire cosa significasse essere "neri" e omosessuali, come ci si sentisse. All'epoca lessi tutto il Baldwin narratore e più recentemente ho comprato tutto il Baldwin saggista uscito in una splendida collana sui grandi scrittori americani, curato da Toni Morrison. Debbo dire che Giovanni's Room non ha retto al tempo, o almeno al mio. È un libro verboso, non manca di stereotipi (sugli italiani!), il personaggio/io narrante manca di approfondimento psicologico, a fronte di Giovanni, che cade in insopportabili monologhi. Ho letto che a suo tempo Baldwin confidò di non essere riuscito a creare un personaggio omosessuale E ANCHE NERO, trasfondendo in esso davvero le proprie esperienze di afroamericano gay. Cosa che fece nei romanzi successivi. Questo spiega forse lo zoppicare di questo romanzo che non manca di momenti poetici, e che si fa comunque ammirare per il suo stile terso. È importante rileggere i testi che abbiamo amato, è un viaggio nella nostra vita, è una riscoperta di quanto dobbiamo alla buona letteratura.
Costanza
22 Ago 2025
Un libro del non fare (intere giornate senza tempo, scopo, idea), del non pensare (terrore di analizzare o ancor meno accettare i sentimenti, le inclinazioni sessuali, le molteplici sensibilità), del non costruire (una vita, delle relazioni, opportunità di indipendenza), del non vivere, insomma. L'autore sa rendere perfettamente questo registro per cui lo scorrere del tempo sovrasta David mentre lui, paralizzato dalla paura di se stesso, non fa nulla ma allo stesso tempo procura dolore a chi lo circonda. Scrittura raffinata ed efficace, che come ci ricorda Toibin, evoca Heminguay, Wilde fino all'Antico Testamento. Mi ha sbalordito che nella civillizzatissima Francia alla fine degli anni 50 si praticasse ancora la pena di morte (sapevo che era stata abolita negli anni 80 ma pensavo che fosse prevista solo "sulla carta" e non applicata da decenni). Per me un romanzo istruttivo, sul pensiero americano, sulla gioventù, su Parigi, sulla Commedia umana, insomma.
Valeria
13 Ago 2025
Ho letto il libro con grandi aspettative ma…sono rimasta delusa…
Certamente ha dei passaggi scritti magistralmente ed è intensa e vivida la ricostruzione della Parigi di quegli anni: i personaggi però mi sono parsi a volte poco credibili, oppure in qualche modo “forzati”. Persino nella struttura narrativa ho sentito a tratti dei cedimenti, degli scivoloni nel banale: penso (cerco di non spoilerare) al racconto del licenziamento di Giovanni, o a quello della sua storia in Italia, o ancora alla ricostruzione del drammatico epilogo fatta dal protagonista…
Certo, non si può prescindere dal contesto storico in cui il libro è stato scritto (ormai 70 anni fa), e rispetto al quale grande è stato il coraggio con cui lo scrittore (per di più nero!) ha raccontato una storia molto scabrosa: ma se lo paragono ad esempio a “Chesil beach” di Mc Ewan (ammesso che la memoria non mi inganni) mi sembra che lì il tema della rimozione delle pulsioni, dei conflitti interiori fosse trattato con molta maggiore raffinatezza letteraria. Curiosa di confrontarmi con le opinioni di altri!
Certamente ha dei passaggi scritti magistralmente ed è intensa e vivida la ricostruzione della Parigi di quegli anni: i personaggi però mi sono parsi a volte poco credibili, oppure in qualche modo “forzati”. Persino nella struttura narrativa ho sentito a tratti dei cedimenti, degli scivoloni nel banale: penso (cerco di non spoilerare) al racconto del licenziamento di Giovanni, o a quello della sua storia in Italia, o ancora alla ricostruzione del drammatico epilogo fatta dal protagonista…
Certo, non si può prescindere dal contesto storico in cui il libro è stato scritto (ormai 70 anni fa), e rispetto al quale grande è stato il coraggio con cui lo scrittore (per di più nero!) ha raccontato una storia molto scabrosa: ma se lo paragono ad esempio a “Chesil beach” di Mc Ewan (ammesso che la memoria non mi inganni) mi sembra che lì il tema della rimozione delle pulsioni, dei conflitti interiori fosse trattato con molta maggiore raffinatezza letteraria. Curiosa di confrontarmi con le opinioni di altri!
Mario
30 Lug 2025
La storia triste di un giovane americano che nella peccaminosa Parigi scopre la propria omosessualità, si trova costretto a decidere tra l'accettazione della realtà e la finzione di una vita straight a fianco della fidanzata storica, e finisce per scegliere quest'ultima soluzione, devastando l'esistenza di tutti coloro che in un modo o nell'altro gli avevano voluto bene.
È molto difficile trovare empatia per David, un personaggio tanto ossessionato dalla propria condizione da usare l'amore degli altri, uomini e donne, esclusivamente come ansiolitico, salvo provare una vera e propria ripugnanza per l'amante non appena la relazione si fa impegnativa. Nè si possono dimenticare le righe in cui David parla dei transessuali e delle donne usando termini che metterebbero a disagio anche il senatore Pillon. Ma l'empatia verso il protagonista non è necessaria per apprezzare questo bel libro, uno dei pochi romanzi in cui l'autore assume una posizione equivoca verso un personaggio privo di moralità (gli altri esempi che mi vengono in mente sono quella sublime apologia del femminicidio che è la Sonata a Kreuzer , o i Sotterranei del Vaticano , che almeno ha il pregio di non essere realistico) ma ci lascia almeno la possibilità di pensare che le gesta cui assistiamo con raccapriccio siano le conseguenze inevitabili di una società bigotta ed oppressiva.
È molto difficile trovare empatia per David, un personaggio tanto ossessionato dalla propria condizione da usare l'amore degli altri, uomini e donne, esclusivamente come ansiolitico, salvo provare una vera e propria ripugnanza per l'amante non appena la relazione si fa impegnativa. Nè si possono dimenticare le righe in cui David parla dei transessuali e delle donne usando termini che metterebbero a disagio anche il senatore Pillon. Ma l'empatia verso il protagonista non è necessaria per apprezzare questo bel libro, uno dei pochi romanzi in cui l'autore assume una posizione equivoca verso un personaggio privo di moralità (gli altri esempi che mi vengono in mente sono quella sublime apologia del femminicidio che è la Sonata a Kreuzer , o i Sotterranei del Vaticano , che almeno ha il pregio di non essere realistico) ma ci lascia almeno la possibilità di pensare che le gesta cui assistiamo con raccapriccio siano le conseguenze inevitabili di una società bigotta ed oppressiva.
cristiana buttiglione
21 Lug 2025
Condivido il giudizio positivo di Paola, innanzitutto per la bellezza dello stile. La mia edizione contiene anche la postfazione di Toibin - felice autore di IL MAGO - con interessanti riferimenti letterari di genere.
Disprezzo e disperazione sono i termini più ricorrenti nella descrizione dello stato d'animo del protagonista, terrorizzato e disgustato dalla propensione omosessuale che ha scoperto in sé, che lo porta infine a negare ogni sentimento e a sprofondare in una angoscia priva di parole. L'identità americana del dopoguerra, manifesto di virilità (l'omosessualità è vietata a differenza della Francia), e fortemente indirizzata verso il modello sociale familiare tradizionale, spinge il protagonista ad aggrapparsi in modo eccessivo alla ignara fidanzata, anche lei destinata ad essere distrutta dall'ingannevole richiamo al manifesto sociale della donna americana madre e moglie. Ho trovato molto struggenti le pagine sulla disgregazione del rapporto fra il protagonista e la fidanzata Hella, e magnifico il monologo finale doloroso di lei, che grida la sua necessità di essere donna, e anche di conformarsi al manifesto americano.
Centrale, enigmatica, eppure molto realistica la descrizione della violenta ambivalenza dei sentimenti umani. Il rapporto del protagonista con Giovanni, descritto benissimo, è una metafora della lotta dello stesso protagonista contro sé stesso e la propria omosessualità - in una Parigi, per gli americani, tentatrice, bella e spieta...
Disprezzo e disperazione sono i termini più ricorrenti nella descrizione dello stato d'animo del protagonista, terrorizzato e disgustato dalla propensione omosessuale che ha scoperto in sé, che lo porta infine a negare ogni sentimento e a sprofondare in una angoscia priva di parole. L'identità americana del dopoguerra, manifesto di virilità (l'omosessualità è vietata a differenza della Francia), e fortemente indirizzata verso il modello sociale familiare tradizionale, spinge il protagonista ad aggrapparsi in modo eccessivo alla ignara fidanzata, anche lei destinata ad essere distrutta dall'ingannevole richiamo al manifesto sociale della donna americana madre e moglie. Ho trovato molto struggenti le pagine sulla disgregazione del rapporto fra il protagonista e la fidanzata Hella, e magnifico il monologo finale doloroso di lei, che grida la sua necessità di essere donna, e anche di conformarsi al manifesto americano.
Centrale, enigmatica, eppure molto realistica la descrizione della violenta ambivalenza dei sentimenti umani. Il rapporto del protagonista con Giovanni, descritto benissimo, è una metafora della lotta dello stesso protagonista contro sé stesso e la propria omosessualità - in una Parigi, per gli americani, tentatrice, bella e spieta...