Intorno al mondo con Dicky - Il "golpe" di Trump - gli scompaginati

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Intorno al mondo con Dicky - Il "golpe" di Trump

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a cura di Ricardo Preve
Il "golpe" di Trump
Appena arrivato dall’Argentina “golpista” negli USA nel 1976 - anno del bicentenario dell’indipendenza del grande paese del nord - mi stupì la correttezza della società americana. Le regole esistevano, erano chiare, conosciute da quasi tutti, e prevalentemente rispettate.
Ricordo in particolare un episodio in apparenza banale che si verificò poco dopo il mio arrivo, in barca a vela dall’Argentina, al porto di Fort Lauredale nella Florida: inserii una moneta in una macchina di vendita di bibite (una innovazione tecnologica sconosciuta a Buenos Aires in quegli anni), e ne uscì una lattina di Dr. Pepper, una bevanda gasata alla prugna (si, avete letto bene, alla prugna…), carica di zucchero, che oggi considerei schifosa, ma che in quel momento adorai in quanto mi sembrava il simbolo dell’America sognata: fresca nella mia mano, luccicante con piccole gocce d’acqua sulla lattina di alluminio. In quel momento per me rappresentava, simbolicamente, il risultato imprecindibile della adesione alle regole: se lavori e ti guadagni la moneta, se giochi secondo le regole e diventi un consumatore, puoi ricevere il compenso per il tuo sforzo, tu, immigrato, in assoluta parità di condizioni rispetto a tutti gli altri.
Il mio confronto era anche con l’angosciante paura di andare in giro per le strade di Buenos Aires di notte, cuore in gola con l’ansia di venire fermato da una pattuglia di militari e forse portato chissà dove per avere i capelli troppo lunghi, o per qualsiasi altro motivo. E certamente di rischiare la morte se non si era in possesso di tutti i documenti in regola. In America invece non esisteva (e veramente non esiste ancora) la carta di identità: questa funzione la svolge la patente di guida, il che dice molto sulla devozione che hanno gli americani per la libertà di movimento, nonché per le loro macchine.
Premo adesso il tasto “fast forward” sino ad arrivare al 2020 e mi trovo nell' incubo di un paese quasi irriconoscibile da quei giorni del passato. Un presidente che ha perso una elezione e si rifiuta di riconoscerlo, che cerca affannosamente di travolgere la volontà popolare con tutti i mezzi a sua disposizione, leciti o illeciti. Un presidente che “invita” i legislatori responsabili di certificare i risultati delle elezioni nelle regioni dove il voto gli è stato sfavorevole alla Casa Bianca, per cercare di convincerli di fare il suo gioco. Un presidente che chiama per telefono una signora responsabile dei conteggi dei voti in un comune e le chiede come stia la sua famiglia e se si sente al sicuro da qualsiasi minaccia… Roba da generale golpista argentino.
Ma quello che veramente mi preoccupa è che più di 70 milioni di americani hanno votato questo pagliaccio. Tanti, troppi cittadini di questo paese così importante negli equilibri del mondo credono che il coronavirus non esista, che ci sia una rete di pedofili nascosti nel governo americano che cerca di sovvertite i valori morali della società, che la cosa più importante sia il loro diritto a infettare gli altri rifiutandosi di indossare la mascherina. E se poi le cose non vanno come vogliono loro… beh, hanno sempre il  sacro secondo emendamento alla costituzione che gli permette il porto d’armi, anche nascoste, per regolare i conti. Come il giovane Kyle Rittenhouse che ha ucciso due manifestanti ad agosto durante le proteste razziali in Wisconsin, ed è stato appena rilasciato dal carcere contro una cauzione di 2 milioni di dollari. C´è da chiedersi come abbia fatto per avere i soldi… o, peggio ancora, chi glieli abbia dati.
Quello che sta succedendo oggi in America è un vero e proprio “golpe”, forse un “golpe” morbido ma in ogni caso un attentato contro la democrazia. I personaggi che lo stanno eseguendo sono grotteschi nei loro cappelli arancioni come la chioma di Trump, o nei rivoli di tintura di capelli di Giuliani, proprio come lo erano i generali e colonnelli argentini negli anni 1970 con i loro baffetti hitleriani e i loro occhiali scuri. O come lo sono tutti i dittatori, che a identificarli sia la foresta di medaglie sulla divisa militare di Muammar al-Gaddaffi, o i pigiami grigi e il taglio di cappelli di Kim Jong-Un.
 
In un pezzo che scrissi per questo gruppo prima delle elezioni americane avevo detto: “… quel che sicuramente si può dire è che difficilmente la vicenda elettorale si concluda in forma tranquilla e civilizzata, particolarmente dopo quello che è risultato dal primo dibattito tra Trump e Biden. Rimane solo da sperare che queste elezioni non segnino anche la fine del processo democratico negli Stati Uniti.”

 
Spero con tutto il mio cuore di sbagliare.
4
recensioni
Ricardo Preve
07 Dic 2020
Grazie Clelia per le tue parole. Fondamentalmente hai ragione, ma ci sono anche pesci che possono fare suoni. Per esempio quelli nella famiglia Haemulidae, chiamati volgarmente “grugnitori” in italiano, fanno rumori con i denti. Altre specie come Cynoscion arenarius (trota di mare) fanno vibrare la vescica con un “muscolo del suono” che viene alimentato d’ossigeno, o dall’esofago, o attraverso di vene capillari conosciute come “rete mirabile”. Nel nostro Mediterraneo so che anche le ombrine (Umbrina spp.) possono fare suoni.
Giorgio
25 Nov 2020
Molto interessante il tuo punto di vista e la retrospettiva fino agli anni 70!
Vorrei rivivere un american dream e sognare un mondo migliore. Speriamo che basti una buona squadra per ricostruire quello che è stato tanto diligentemente distrutto. Hai ragionassimo quando dici che è super creepy quando si ragiona sul numero di decelebrati che vorrebbero ancora il tycoon...
Giorgio
01 Nov 2020
... che voglia di scendere con te “la’ sotto”!
Clelia
01 Nov 2020
Grazie Dicky delle bellissime foto. Comincio a pensare che anche tu sia uno splendido animale marino sotto mentite spoglie. Mi incuriosisce la registrazione delle "voci": nella mia ignoranza sapevo solo di balene e delfini; anche gli altri pesci non sono muti?
Gli Scompaginati - circolo di lettura - via assarotti 39 - genova ITALY
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