Intorno al mondo con Dicky - Il cinema in tempi di COVID
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a cura di Ricardo Preve
Il cinema in tempi di COVID
Il cinema è una forma d’arte partecipata e il Covid lo sta condizionando pesantemente. Mentre un pittore o una scultrice possono continuare a produrre arte durante un lockdown, alterando di poco la loro routine di lavoro, noi registi siamo stati paralizzati da questa pandemia.
Ero in Inghilterra agli inizi di quest’anno, al lavoro sullo realizzazione del mio prossimo film, dal titolo provvisorio in italiano “Un grayling non muore mai”. Un “grayling” sarebbe un timolo, una specie di pesce che vive nei fiumi del nord ‘Europa assieme a trote e salmoni e, non essendo così grosso o forte come loro, deve adattarsi per sopravvivere. Proprio come si è dovuta adattare la protagonista del mio film, basato sulla vera storia di Ellen Greenhill, una bandita inglese che divenne famosa in Patagonia a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Di fronte alla violenza e la forza degli uomini, Ellen dovette usare la sua intelligenza per sopravvivere.
L’idea era di fare un casting per i personaggi inglesi e poi portare gli attori in Argentina per le riprese. Il film contava anche sul finanziamento e sulla collaborazione di un produttore canadese. Ma il Covid, con la conseguente sospensione dei voli internazionali, ha annullato i nostri piani e ci ha costretto a ripensare il tutto, prima ancora di cominciare le riprese.
Ne è nata così una nuova sceneggiatura, motivata anche da scelte economiche: niente scene grandiose da “kolossal”, ma piuttosto una netta riduzione dei numeri delle comparse, e in ambienti molto più limitati. Questo al fine di ridurre il costo totale del film, in vista della pesante recessione a scala mondiale.
Poi ho preso una decisione artistica che inizialmente mi è sembrata un compromesso, ma alla fine mi è piaciuta molto. Ho aggiunto un elemento surrealista alla storia, immaginando che Ellen e gli altri personaggi del passato si rincarnassero nel presente, e giustificando in questo modo l’uso di mascherine in scena, il distanziamento sociale, etc. E ovviamente riducendo anche il costo dei costumi e la scenografia. Credo che questa sarà una strategia ad adottare per il cinema nei tempi post-Covid: riscrivere le sceneggiature per ridurre il numero dei personaggi, e distanziarli nelle loro azioni.
Ci sono però ancora tanti ostacoli per ritornare al set. Come ho già detto il cinema si basa sulla cooperazione, sul lavoro in squadra. Come mettere un microfono a un attore senza toccarlo? Come truccare o pettinare le attrici e mantenere la distanza sociale? È chiaramente impossibile. L’Associazione di Registi Argentini ha pubblicato delle regole per ritornare a lavorare che sono, sinceramente, non possibili da seguire. Ad esempio, dicono che le zampe di qualsiasi animale presente sul set devono essere disinfettate. Ma in una scena in Patagonia dove ho 200 pecore, cosa si suppone che devo fare? Rincorrerle per disinfettare 800 zampe? E poi …? In qualche modo devo segnalare ogni pecora per sapere quale è già Covid-sicura? Chiaramente, è impossibile.
La situazione potrebbe essere ancora più complicata nel caso dei documentari, dove non abbiamo il controllo delle azioni dei personaggi, e maggiormente non sappiamo cosa hanno fatto, o dove sono stati, nelle ore e giorni precedenti alle riprese. In un documentario il set può essere un edificio, una strada, o un intero paese. Sarebbe impossibile garantire la sicurezza della nostra troupe e quella dei personaggi, senza perdere la spontaneità che caratterizza il cinema documentario.
Quindi dobbiamo attendere prima di ripartire con il mio film, e tanti altri dovranno attendere per ripartire con il loro.
Cosa fare nel frattempo? Molti abbiamo preso la strada didattica, e devo dire che è stato un grandissimo piacere insegnare cinema, prima in persona e poi online, a studenti in tutto il mondo. Dal Galles al Sudan, dall’Argentina agli Stati Uniti, è stato veramente entiusiasmante condividere esperienze con principianti e colleghi esperti. Ho particolarmente apprezzato la possibilità di insegnare a ragazzi dei licei e delle scuole medie, in alcuni casi di solo 11 anni ma immensamente creativi ed entusiasti all’idea di misurarsi con l’arte cinematografica.
Insomma, ci sono state delle profonde modifiche nel modo di fare cinema che forse permarranno anche dopo la pandemia. I grandi spazi dell’Argentina hanno riportato in auge l’idea del cinema drive in, e le moltitudini rinchiuse in case in tutto il mondo hanno stimolato la richiesta di materiali audiovisivi online. Di questa circostanza hanno beneficiato anche i miei lavori, che hanno ripreso a circolare posto che la mancata produzione cinematografica al momento della quarantena, ha spinto le varie piattaforme a ripescare, valorizzandoli, film prodotti in tempi passati.
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