Due cugine in Sudafrica - 10
SPECIALS
L’aeroporto di Hoedspruit è piccolo, i bagagli li scaricano dalla stiva e ce li porgono direttamente, i 4 o 5 banchi del check in sono in legno scuro. Una macchina ci attende e nel giro di un’ora attraversiamo il cancello oltre il quale è la proprietà del Kuname Lodge, un hotel diffuso, se così si può dire, con grandi ambienti comuni dotati di piscina e alcuni chalet: tutti su un avamposto roccioso che domina il letto di un fiume in questo momento completamente secco. Veniamo a sapere che questa parte del Sud Africa sta vivendo da tempo una grave siccità. Avevamo immaginato una bella struttura alberghiera, ma questa supera le nostre aspettative: è raffinatissima. All’esterno ogni albero, cespuglio, pietra è stato disposto secondo un certo disegno. All’interno la comodità non fa a meno di decorazioni africane. Al Kuname, che probabilmente arriva a ospitare una decina di persone, Valeria ed io siamo quasi sempre sole. Nel nostro chalet ci attendono letti cosparsi di petali di rosa e asciugamani piegati a forma di facocero. Due cugine in viaggio di nozze!? Ce la ridiamo alla grande, ma in fondo non ci dispiace. Ci frequentiamo da quasi quarant’anni, ma non abbiamo trascorso assieme mai più di due o tre giorni! Ogni sera troveremo nella nostra stanza cioccolatini e biglietti con pensieri augurali.
Tralascio le meraviglie del cibo e del modo in cui ci viene offerto. Personalmente mi innamoro dell’eleganza della disposizione del cibo: è vero che questo non depone senz’altro a favore della qualità di ciò che viene servito, ma davanti a tavoli allestiti in modo così elegante e a piatti che sembrano quadri astratti, quasi quasi mi dispiace scomporre il tutto per dedicarmi alla banale attività del nutrirmi. Il Kuname vive ancora di modalità di rapporto cogli ospiti che mi sembrano improntate all’antico colonialismo inglese. Al ritorno dai nostri safari giornalieri saremo accolte dal responsabile dell’hotel e da un paio di camerieri in giacca rossa che ci porgono piccoli asciugamani umidi e caldi con cui detergerci le mani…impolverate! Ormai viviamo di maniere rudi e sbrigative, le usiamo spesso anche noi, ma tornare alla lentezza, al rispetto reciproco, che è fatto anche di sguardi, di attese, di mani tese è confortante. Le donne corpulente che lavorano in cucina e che ci guardano mentre ritiriamo i cibi dal buffet sono nere, e indossano abiti lunghi di un rosso violento. Sorridono, e il loro sorriso è il più dolce della terra. Ho la sensazione che le nere abbiano tutto della madre archetipica, morbidezza, accoglienza, tenerezza, ed un corpo da cui, ad abbracciarle (lo faremo prima di andar via), ci si sente circondati come quando si entra in un mare calmo, chiaro, tiepido.