Strega 2024 7 - 9 - gli scompaginati

Questa volta mi trovo in disaccordo con Irene e Clelia. Ho trovato questo libro pessimo. Faccio 2 premesse: la prima è che sono da sempre convintamente di sinistra (tanto perché non ci siano fraintendimenti), la seconda è che il fatto di cronaca sulla morte di Mario Scrocca, al centro del libro, merita il rispetto, la comprensione e la vicinanza di sentimenti che solo una grande ingiustizia può suscitare.

Il libro è mal scritto, troppo colloquiale, senza alcuna cura sintattica, tempi verbali spesso sbagliati, congiuntivi assenti, certamente molto scorrevole, ma perché estremamente semplice.
Un testo politico, fazioso, talmente schierato da risultare banale, superficiale e ovvio.

Infine: tanto parlare di vittime e carnefici e poi neanche una parola di umana pietà per i 3 ragazzi morti ad Acca Larentia: avevano 18 e 20 anni....

Però concordo con te sulla copertina Clelia 😊!!

Scrittura molto piacevole, lettura scorrevolissima, buon equilibrio fra storia e Storia; mi è piaciuto che Roma sia quasi un personaggio (all’inizio, poi è un tema che si perde). La vicenda è molto coinvolgente. E' comprensibile che questo libro abbia suscitato polemiche, non tanto per la vicenda di Mario Scrocca, presentata in base a fonti dirette, e soprattutto nella sua umanità, quanto perché nella parte finale mi pare che ci sia qualche passaggio sdrucciolevole di generalizzazione. A mio avviso il libro è all’altezza del premio (la copertina invece proprio no!!!!!!).

Romanzo che può e deve ambire alla cinquina. Prende spunto dalla strage di Acca Larentia, per potere parlare in realtà di una bellissima storia d'amore e di ingiustizia, che vede coinvolti Rossella e Mario Scrocca, ragazzo arrestato e accuato (senza prove) di essere stato nel commando della strage e che il giorno dopo viene trovato impiccato in una cella antisuicidio e antimpiccagione in circostanze molto poco chiare. Il libro ingiustamente attaccato non ha come protagonista la strage bensì un fatto storico che pochi conoscono e che non deve cadere nell'oblio, scopo più volte dichiarato dalla giovane autrice. Romanzo dalla scrittura asciutta e dal ritmo incalzante.

Non sono proprio cosi severa come le mie compagne di lettura. L’idea di studiare la personalità di un individuo a partire dal suo rapporto con il denaro è originale e non priva di una certa verità. La lettura è scorrevole anche se riconosco una certa superficialità. Il finale tuttavia è sorprendente, simbolico e grottesco e merita di per sè una rivalutazione.

Condivido il giudizio negativo di Irene. Forse l'idea di indagare la vita e psicologia di una persona attraverso l'uso che fa dei propri soldi è una buona idea, ma quale bravo scrittore ci vorrebbe per farlo ! il libro invece è desolante nella forma e nella sostanza, sbrigativo e banale nelle descrizioni e nelle riflessioni.

A parte le ultime pagine non è un libro che voterò.
L'autrice che ha trovato una sua maturità e pace con marito e figli scandaglia il dolore dell'attrice porno che aveva interpretato il suo film attraverso la gestione dei soldi, idea luminosa ma mal scritto...

Chi ha seguito la vicenda a suo tempo trova un buon approfondimento chi non l’avesse seguita trova il racconto di una vicenda che tutti noi dovrebbero conoscere.
Ho trovato il racconto scorrevole e ben scritto ma, a parte l’interesse sulla vicenda, non mi sembra che possa rappresentare la massima espressione della letteratura italiana del periodo.

Mi trovo d’accordo con Cristiana perché anche io ho trovato slegate le parti del libro e imbarazzante il continuo autocitarsi dell’autore. Concordo con Valeria perché poco sapevo del casus xylella e conoscerlo attraverso questo libro è stato molto interessante. L’ho trovato tutt’altro che noioso anche se credo che un buon editor avrebbe potuto renderlo più fruibile. La vicenda processuale, seppur interessante, è, a parer mio, riportata in maniera non completa e di parte. Spesso, leggendo, mi sono domandata come sia possibile pensare che la vita sia fatta di buoni e cattivi, di vincitori e vinti e di pensieri e azioni che stanno smaccatamente da una o dall’altra parte senza sfumature, dubbi, domande che rimangono senza risposta, cosa che l’autore mostra di fare costantemente.

Argomento sicuramente molto interessante ma si tratta di un reportage giornalistico in stile "Internazionale" su cui infatti l'autore afferma di avere pubblicato a puntate la stessa inchiesta. Slegati i capitoli storici...es. la storia dell'operaio che produceva olio lampante...e poi alcune citazioni di altri libri dello stesso autore inserite nel libro mi sono sembrate di stampo smaccatamente commerciale....è solo interessante l'argomento e poi...scusate...come si fa a dire che Felicità di Al Bano è un pò il succo culturale degli anni 80 ?!

A chi si sia chiesto come sia possibile inserire nella dozzina finalista del più prestigioso premio letterario italiano un libro che ruota intorno alla vicenda della xylella - batterio killer degli ulivi del Salento - bastano poche pagine per rendersi conto che l’autore è riuscito a trasformare una inchiesta giornalistica in un quasi thriller avvincente e interessantissimo, nutrito anche di digressioni storiche, riflessioni sulla natura umana, ricordi personali, e, naturalmente, rigorosissimo nella ricostruzione scientifica.
Un libro che mi ha davvero appassionato, e che se, come è probabile, non entrerà nella cinquina finalista merita comunque di essere letto per aver saputo trasformare una vicenda anche personale - la famiglia dell’autore coltiva olivi da generazioni - nel paradigma universale di certi comportamenti umani.